domenica 17 maggio 2009

ALTRI IMPORTANTI TASSELLI PER LA TESI DI UNA EVOLUZIONE SENZA DISCONTINUITA'

Un aspetto, anche se non vincolante del nostro sistema FILOSOFICO, basato sulla RETE DEGLI INCONSCI, prevede la TESI di un'evoluzione continua dalla materia inorganica all'UOMO SAPIENS SAPIENS,senza necessari interventi divini (il che non esclude nemmeno che vi possano essere stati per motivi a noi sconosciuti).

Un primo tassello è il passaggio dalla materia inorganica a quella organica, e un recente articolo scientifico su "NATURE" e ripreso dal corriere della sera, sembra avvalorarlo:

Riprodotta in laboratorio parte di una molecola di Rna attraverso una soluzione simile al brodo primordiale.

MILANO - Quattro miliardi di anni fa probabilmente la vita si è originata sulla Terra dal cosiddetto «brodo primordiale», una soluzione acquosa da cui si sono formate le prime molecole organiche. Un team di scienziati britannici è riuscito a riprodurre in laboratorio parte di quel processo.

DODICI ANNI DI PROVE - In uno studio pubblicato su Nature, ricercatori dell’Università di Manchester, guidati da John Sutherland, illustrano come avrebbero creato ribonucleotidi (unità di RNA, molecola base di tutti i processi vitali) a partire da elementi semplici, come quelli che si trovavano presumibilmente nel brodo primordiale. Anziché partire subito aggiungendo fosfato a zuccheri e basi azotate, come era stato fatto finora negli esperimenti di questo tipo, gli scienziati sono partiti dagli elementi più semplici e hanno riprodotto le condizioni ambientali scaldando la soluzione: l’evaporazione ha lasciato indietro un residuo di molecole ibride. Successivamente gli scienziati hanno di nuovo aggiunto acqua, fatto scaldare, lasciato evaporare e irradiato con raggi ultravioletti, in modo da riprodurre il ciclo ambientale dell’ecosistema primordiale: in ogni nuova fase le molecole risultavano sempre più complesse. Infine, solo nella fase conclusiva, hanno aggiunto fosfato, che ha funzionato anche da catalizzatore e da regolatore di acidità: «Sorprendentemente si è formato un ribonucleotide!», ricorda con entusiasmo Sutherland. «Avevamo il sospetto che ci fosse qualcosa di buono là fuori, ma ci sono voluti 12 anni per scoprirlo».

LA COREOGRAFIA DELLE MOLECOLE - Elementi e molecole protagonisti del processo di origine della vita erano noti da tempo (le molecole base usate per questo esperimento sono state trovate sia nella polvere interstellare che nei meteoriti); ma ora finalmente sembra sia stata stabilita la coreografia in cui tali reagenti devono incontrarsi per dare dei risultati utili. Nessuno, in vent’anni di tentativi, era stato in grado di dimostrare concretamente la formazione di elementi di Rna dalla reazione di molecole semplici e sostanze chimiche. Per questo l’esperimento di Sutherland e colleghi rappresenta un passo fondamentale per dimostrare la validità della teoria che pone l’Rna come punto di partenza della vita sulla Terra. Esistono tuttavia ancora molti scettici sulla possibilità che con questo sistema possa essere creata un’intera molecola di Rna, alquanto complessa. Sutherland però spera di sviluppare ulteriormente le sue ricerche in modo da risolvere anche i dubbi rimasti.

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Un altro tassello è dato da un altro articolo, riportato su REPUBBLICA, sulla facoltà di ASTRAZIONE di alcune scimmie. Qualità che prima si riteneva un'esclusiva del genere umano:

Uno studio Usa dimostra come il MACACO RHESUS sia capace di valutare le occasioni perdute. Sottoposti a un gioco, diversi esemplari hanno mostrato rammarico per la perdita della ricompensa migliore

Rimorso, senso di colpa, rammarico per le occasioni perdute: queste sensazioni così umane e particolari appartengono anche alle scimmie. Anche loro, come noi, si mangiano le mani quando sprecano una buona opportunità. Il dottor Ben Hayden della Duke University, Stati Uniti, ha studiato questo tipo di reazioni nel macaco rhesus, dimostrando per l'ennesima volta quanto siano complessi questi animali: "Si tratta del primo studio che dimostra in modo evidente quanto le scimmie, proprio come gli esseri umani, facciano pensieri del tipo "avrei potuto, avrei dovuto, avrei voluto...". Tipicamente nostri". Ovvio che sensazioni di questo tipo vadano contestualizzate all'interno di una realtà che, per quanto evoluta, non è umana.

Secondo il professor Angelo Tartabini, docente di Psicologia animale presso l'università di Parma e tra i massimi esperti italiani del comportamento di questi primati, senso di colpa e rimorso sono forme di interiorizzazione che nascono dalla coscienza, o comunque dalla consapevolezza di sé e della realtà circostante. "Non si possono provare emozioni di questo tipo - spiega - se non si è consapevoli delle proprie azioni, di aver commesso un errore o di non aver fatto la cosa giusta al momento giusto. Si tratta di una sensazione comune anche ai cani, e che caratterizza le specie animali emotivamente più vicine all'uomo, come le scimmie".

I macachi rhesus vivono in colonie numerose, da 20 a 180 individui, organizzate secondo una struttura matriarcale, all'apice della quale si trova una femmina "alfa". I rapporti tra le femmine sono piuttosto pacifici, mentre i maschi hanno spesso comportamenti aggressivi; la cura dei piccoli e la sorveglianza del territorio sono gestite in comune da tutta la colonia. Tartabini spiega che rimorso e rammarico, nel caso di questi animali, derivano generalmente dalla violazione di regole sociali, e la scimmia è infatti l'animale sociale per eccellenza. "Ogni comportamento improprio - conclude - viene percepito come estraneo al gruppo, e genera nell'animale la paura di venire escluso. E' da qui che nasce il senso di colpa".

Per realizzare l'esperimento il dottor Hayden ha coinvolto le scimmie in un gioco di gruppo che prevedeva di dover scegliere una opzione tra otto disponibili. Ogni fiche, contrassegnata da un colore diverso, rappresentava una vincita e la verde era quella che prevedeva il premio migliore, un succo di frutta dolce. Dopo che ogni scimmia aveva scelto, le veniva mostrato cosa aveva perso scartando altre opzioni. Le reazioni neuronali dell'animale venivano a quel punto registrate con uno scanner e la regione adibita a monitorare le conseguenze di ogni azione si illuminava durante il gioco: più la ricompensa era alta e più quella zona cerebrale si mostrava attiva. E lo stesso accadeva ogni volta che alle scimmie veniva mostrato il premio mancato, suggerendo agli studiosi che gli animali, in quel momento, stavano valutando ciò che avrebbero potuto avere. "Le persone sono davvero brave a pensare non solo al perché qualcosa accade, ma a ciò che sarebbe potuto accadere. Ora sappiamo che anche le scimmie ragionano così. Anche loro percepiscono il valore astratto delle cose".

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